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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 111
 
originale
 
111 Adhibuit etiam latebram obscuritatis, ut iidem versus alias in aliam rem posse accommodari viderentur. Non esse autem illud carmen furentis cum ipsum po?ma declarat (est enim magis artis et diligentiae quam incitationis et motus), tum vero ea, quae a(krostixi/j dicitur, cum deinceps ex primis versus litteris aliquid conectitur, ut in quibusdam Ennianis: " Q. ENNIUS FECIT". Id certe magis est attenti animi quam furentis.
 
traduzione
 
111 Aveva aggiunto anche l'oscurit? dell'espressione, perch? gli stessi versi potessero adattarsi ora ad una cosa, ora a un'altra in diverse circostanze. Che quel carme, poi, non sia il parto di uno spirito invasato, lo rivela sia la fattura dei versi stessi (che sono un prodotto di arte raffinata e accurata, non di eccitazione e di impeto), sia quel tipo di composizione che si suol chiamare "acrostico", nella quale, leggendo di s?guito le prime lettere di ciascun verso, si mette insieme un'espressione di senso compiuto, come in alcune poesie di Ennio: "QUINTO ENNIO FECE". Un simile artifizio ? certamente caratteristico di una mente attenta, non furente!
 

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